Anosmia, multisensory installation sound and smell Plexiglas, glass, fans, olfactory capsules, cables. 600 handmade rods of glass.
The olfactory capsules, are made with smell of cut grass, wild flowers and mosses, an embrace of nature through technology.
The perception of this sinuous work by Tamara Repetto begins with these almost synaesthetic and total signals. The vibrant impellers of “Anosmia”, an installation of tubes of Plexiglas each containing a cascade of glass rods that are driven by a motorised thrust, moving the olfactory wafers, are “soul informers”, impulses that drive the regions of the mind beyond the tautology of “what you see is what you get” (13), thereby going beyond reality itself. This dichotomy requires some imagination, an expansion that only the lunar landing of art can provide, in order to measure itself against the zero degree and cause appearance and depth to communicate freely. From the Greek “σημεῖον semeion”, semiotics is the discipline which studies signs and the way in which they form a meaning, that relationship which, through memory, activates an awareness in us that triggers synapses. This process is an inherent part of the approach which man applies to the things of life, but escapes the codices of art which are enlarged and made possible and elastic under the drive of an unprecedented power, the strength of the work which continuously bounces us between instinct and instinctiveness, between understanding and alienation, in a space in which the virus of contamination alters the static incrustations in which we tend to barricade ourselves. Identity, connectivity and collectivity meet in the instability of the fractal object in order to conceive a necessarily multiple thought, both from the point of view of the crossovers of the multidisciplinary and technological language employed by Repetto, and from the point of view of a focus on a psychic and social interest that intervenes in the viewer. A milky way of plural creative procedures poised between lyricism and technology, between the warm temperature of the involvement of the senses and the cold temperature of glass, the clarity and the formal, incisive, almost statistic delicacy of transparent elements. A site-specific installation artist, Tamara Repetto concentrates on the characteristics of the place with which the work will coexist, beginning with the odours present and inherent to the place that will house the work and with which she builds an empathic relationship particularly focused on an olfactory and sometimes auditory map. The specific nature of her research revolves around the consideration of the change that these events bring about, the parrying of changeable perceptions by means of small insertions, omissions and developments and the deceptive ability which the geometry between the chemistry and architecture of the work of art help to create with disarming complicity.
Martina Cavallarin 2012
ANOSMIA
Uno stato di trasparenza, una segnalazione rarefatta di odori mescolati che impregnano le narici e un tintinnio che comincia solo quando lo spettatore mette in allerta con il suo passaggio i sensori. La percezione dell’opera sinuosa di Tamara Repetto comincia con queste segnalazioni quasi sinestetiche e totali. Le ventole vibranti di Anosmia, installazione di tubi di plexiglass che contengono ciascuno una cascata di bacchette di vetro che si muove sotto azione motorizzata scuotendo le cialde olfattive, sono degli “informatori dell’anima”, degli impulsi che inducono le regioni della mente oltre la tautologia del “ciò che si vede, è ciò che si vede” (13), ovvero oltre la realtà stessa. Tale dicotomia abbisogna dell’immaginazione, di una dilatazione che solo l’allunaggio dell’arte può apportare, per misurarsi con il grado zero e far dialogare con abbandono apparenza e profondità. Dal greco “σημεῖον semeion”, la semiotica è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi formano una significazione, quella relazione che, a memoria, attiva in noi una conoscenza che scatena le sinapsi. Tale processo è insito nell’approccio che l’uomo applica alle cose della vita, ma sfugge ai codici dell’arte che sono allargati e sempre estremamente possibili, elastici sotto la spinta di una potenza inaudita, la forza dell’opera che ci rimbalza di continuo tra istinto e istintualità, tra comprensione e straniamento, in uno spazio in cui il virus della contaminazione altera le incrostazioni statiche in cui tendiamo a barricarci. Identità, connettività e collettività s’incontrano sull’instabilità del frattale per concepire un pensiero necessariamente multiplo, sia dal punto di vista degli incroci del linguaggio multidisciplinare e tecnologico impiegato da Repetto, sia dal punto di vista di un focus puntato su un interesse psichico e sociale che interviene sullo spettatore. Una via lattea che propone procedimenti creativi plurali in bilico tra lirica e technè, tra la temperatura calda del coinvolgimento dei sensi e la temperatura fredda del vetro, della limpidezza, della delicatezza formale e incisiva, quasi statica, degli elementi trasparenti. Installatrice site specific, Tamara Repetto si concentra sulle caratteristiche del luogo con il quale l’opera convivrà, a cominciare dal tracciato degli odori presenti e insiti nel territorio d’accoglienza del lavoro e con il quale instaura un rapporto empatico particolarmente dedicato a una mappa olfattiva e talvolta uditiva. La specificità della sua ricerca verte sulla considerazione del cambiamento che tali accadimenti mettono in atto, sullo sfalsamento delle percezioni mutabili mediante piccoli inserimenti, scarti, progressioni e abilità d’inganno che con complicità disarmante la geometria tra la chimica e l’architettura dell’opera aiuta ad accendere.
Martina Cavallarin 2012