“For me, trees have always been the most penetrating preachers. I revere them when they live in tribes and families, in forests and groves. And even more I revere them when they stand alone. They are like lonely persons. Not like hermits who have stolen away out of some weakness, but like great, solitary men, like Beethoven and Nietzsche. In their highest boughs the world rustles, their roots rest in infinity; but they do not lose themselves there, they struggle with all the force of their lives for one thing only: to fulfil themselves according to their own laws, to build up their own form, to represent themselves. Nothing is holier, nothing is more exemplary than a beautiful, strong tree.”
Hermann Hesse (Nature speaks to us)
This way of thinking describes perfectly my feelings, my respect and love for the trees, those “present beings”…
I live in the middle of them, besides them. Their energy wraps me up. I listen to them, I observe them and I have perceived suffering in a particular tree that characterizes the woods of my territory (the Piedmont), the Castanea Sativa, commonly called chestnut tree.
I have immediately felt the need of treating this phenomenon that leads to the death of the plant by my means of expression.
What is obvious to whoever goes for a walk in the woods is the last ring of a chain that tightens almost all territories of Italy: a parasite of Asian origins, the Cinipide Galligeno, known as “Chinese wasp” is destroying the chestnut woods.. It appeared in Europe in 2002 in Piedmont, attacks the gems creating galls, well visible swellings that impeach sprouts to grow and reduce drastically the plant’s vitality and the production of fruit. By this time it has colonized and changed the mountain areas and expand at a rate of 50 km a year. The trees look almost nude, with shrivelling, dry leaves and rare, yellow, skinny curls. On the ground you find a few inedible chestnuts the parasite has affected. The dying of the chestnut woods does not only an economic damage ( fruit trade and derived products) but undermines as well the protection of ground (landslides), reduces the absorption of carbon oxides and the conservation of biodiversity.
All this due to uncontrolled human introduction of invasive organism into foreign environments. One of the most common ways of importing microorganisms and insects derives from the international trade with vegetal materials such as packing or plants for garden centres or forestation projects. Another important source of environmental pollution, much less controlled than commercial trade is the “touristic transport” of vegetal materials. Beyond all this global changes and climatic evolution deriving from them have opened new scenarios for the modification of territories and bio-cycles of many parasites, not only exotic ones. There is a risk autochthonous parasites could change host, leaving the traditional host an affect yet unsusceptible plants, provoking devastating damages.
With this project i would like to pay attention to these environmental topics. I work with wood of dried out chestnut trees linking it to “silent” and cold marble. Fans provoke whirls in a Plexiglas cylinder full of chestnut bark pieces and sawdust. The fans are turned on and off intermittently in order to create a dynamic, kinetic casualness just like the interruption of the tree’s life cycle. The whirls recall the suffering, the stress of the tree. They create delicate sounds when the wood pieces hit the Plexiglas cylinder: nature’s murmur of agony.
I consider this kind of combination of artistic expression and technology an ideal mean to enter into a dialogue with nature, to widen my mental horizon in order to be able to listen to the usually mute, but wide range between macrocosm and microcosm.
“Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori, io li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora di più li adoro quando stanno isolati. sono come uomini solitari. Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro radici riposano nell’infinito, ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano con tutte le loro forze vitali a un’unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita, costruire la propria forma, rappresentare se stessi. Nulla è più sacro, nulla è più esemplare di un albero bello e robusto”.
Hermann Hesse (La Natura ci parla)
Questo pensiero descrive perfettamente il mio sentire, il rispetto e l’amore che provo per gli alberi, “presenze” …
Io vi abito in mezzo, accanto, vivo con la loro energia che mi avvolge, li ascolto, li osservo e ho recepito sofferenza in un albero in particolare, che caratterizza i boschi del mio territorio (il Piemonte) , la Castanea Sativa detto più comunemente Castagno.
Immediatamente ho sentito l’esigenza di trattare questo problema che porta alla morte della pianta, attraverso il mezzo artistico.
Quello che tutti ora possono verificare, passeggiando nei boschi è l’ultimo anello di una catena che ha invaso quasi l’intero territorio italiano : c’è un parassita, il Cinipide Galligeno, di origini asiatiche e comunemente noto come “Vespa Cinese” che sta devastando i castagneti; riscontrato in Europa per la prima volta nel 2002 in Piemonte, attacca le gemme, creando delle galle, ingrossamenti evidenti,impedendo lo sviluppo dei getti e provocando una drastica riduzione della vitalità della pianta e della produzione dei frutti. Ormai ha colonizzato e cambiato il paesaggio montano, progredisce al ritmo di 50 km all’anno, gli alberi appaiono quasi spogli, con le foglie accartocciate e rinsecchite e rari ricci ingialliti e striminziti, a terra poche castagne intaccate dal parassita e immangiabili. La moria dei castagneti oltre ad incidere su un piano economico (commercio dei frutti e suoi relativi prodotti ) influisce sulla protezione dei suoli (frane), riduce le funzioni legate al sequestro del carbonio e sulla conservazione delle biodiversità.
Tutto questo è dovuto all’introduzione (non controllata) da parte dell’uomo di organismi invasivi introdotti da altri ambienti una delle più comuni vie di introduzione di microrganismi e insetti è rappresentata dal commercio internazionale di materiale vegetale di vario tipo, quali gli imballaggi, o le piante destinate ai vivai e alla forestazione. Risulta però importante anche il “trasporto turistico” di materiale vegetale, assai meno controllato del trasporto commerciale e il cambiamento globale e i risvolti climatici ad esso collegati hanno aperto di recente nuovi scenari legati alle modificazioni degli areali e dei biocicli di molti parassiti, non solo esotici, e al conseguente rischio che specie autoctone possano cambiare ospite, lasciando quello abituale per colonizzare piante finora non ritenute suscettibili, creando danni devastanti.
Con questo progetto, pongo l’attenzione su queste problematiche ambientali. Utilizzo il legno di castagni morti e lo metto in relazione al “silenzioso” e freddo marmo , introduco delle ventole che “vorticizzano” in un clindro di plexiglas pezzetti di corteccia e segatura di alberi di castagno, l’accensione e lo spegnimento delle ventole è intermittente,a creare un “gioco”cinetico dinamico e casuale che corrisponde all’interruzione del ciclo vitalale dell’albero, il vortice simboleggia la sofferenza, lo stress a cui l’albero è sottoposto, questo movimento crea dei delicatissimi rumori ottenuti dai pezzetti di corteccia che “sbattono” contro le pareti del cubo di plexiglas… Il sussurro dell’agonia della natura.
Questo connubio tra arte e tecnologia è per me una prassi idonea per pervenire a un dialogo con la natura, prolungamenti della coscienza per far uscire dal mutismo la parte più vitale ed enigmatica del macrocosmo-microcosmo.